L’avvocato dei Gambirasio critica la narrazione “innocentista” della docuserie Netflix, mentre Vittorio Feltri sostiene l’innocenza di Bossetti
Negli ultimi giorni, la serie TV di Netflix “Il Caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio” ha sollevato numerose polemiche e discussioni sulla colpevolezza di Bossetti. Il legale della famiglia di Yara Gambirasio ha espresso forti critiche verso la produzione.
L’avvocato, come riportato da Bergamonews.it, l’ha definita un’operazione di marketing mirata a suscitare curiosità attraverso una narrazione pro-colpevole.
La dura critica dell’avvocato dei Gambirasio
“Abbiamo ritenuto non fosse opportuno partecipare a questi spettacoli tv sulle vicende giudiziarie. La nostra linea è che i processi li facciamo in tribunale, non su Netflix“, ha dichiarato l’avvocato in un’intervista a “Il Tempo“.
Secondo il legale della famiglia di Yara Gambirasio, la serie è stata creata con un taglio che favorisce l’innocenza di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio della tredicenne.
“Devo dire che, alla luce di questo tipo di narrazione innocentista, siamo ben contenti di esserne rimasti fuori“, ha aggiunto.
Inoltre, sostiene che la serie non aggiunge nulla di nuovo rispetto alle argomentazioni già presentate dalla difesa e critica apertamente l’operazione come pura strategia di marketing.
La docuserie, curata da Gianluca Neri, pone vari dubbi sulle indagini. Inoltre, per la prima volta, dà voce a Bossetti e alla sua famiglia.
La narrazione dettagliata degli eventi sembra voler sollevare interrogativi sulla correttezza delle procedure investigative, mettendo in discussione la condanna basata sul DNA trovato sui vestiti della vittima.
La posizione di Vittorio Feltri
Non tutti, però, sembrano concordare con la visione della colpevolezza di Massimo Bossetti fornita dalle indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio.
Vittorio Feltri, noto giornalista, ha espresso la sua opinione in un post su X, affermando che “Bossetti sconta l’ergastolo per un delitto che non ha commesso. I giudici si vergognino e vadano a nascondersi“.
Il giornalista, come suo stile, ha adottato una posizione controcorrente, dichiarando senza mezzi termini la presunta innocenza del muratore di Mapello.